Monticchiello
La storia di Monticchiello parte dal più antico documento riguardante il paese, che è una pergamena della Badia Amiatina nella quale si parla di un contratto di vendita di una vigna situata in Camprena, nei pressi di Pienza, siglato in Viclo Monticlo nell’anno 755. I monticchiellesi “molto dura e ostinata gente”, come riferito da certi storici, sono stati protagonisti nei secoli di lotte tra i vari poteri politici della Toscana. Celebre l’assedio del castello da parte delle truppe di Carlo V di Spagna che si concluse nel 1559 con la resa di Monticchiello, ma solo dopo una lunga e accanita battaglia, al termine della quale cadde la repubblica di Siena, Monticchiello fu uno degli ultimi castelli ad essere consegnato al duca Cosimo Dei Medici. Nel ‘700 e ‘800 il paese sembra cadere un po’ nell’oblio, mentre torna ad essere soggetto protagonista durante la Seconda Guerra Mondiale. Infatti il 6 aprile 1944 si svolse a Monticchiello “un fatto d’arme” che è rimasto nella storia della Resistenza come la “battaglia di Monticchiello”: un gruppo di settanta partigiani respinse e mise in fuga 450 militi della guardia repubblicana costituita dopo l’8 settembre. Questa data è rimasta impressa nella memoria dei monticchiellesi, tanto da avergli dedicato monumenti, celebrazioni e persino uno spettacolo teatrale nel 1969.
Dal punto di vista storico-artistico la Chiesa dei SS. Leonardo e Cristoforo costituisce certamente il più importante luogo di Monticchiello. L’edificio risale al XII secolo ed accoglie bellissimi affreschi trecenteschi, di scuola senese, parte dei quali coperti purtroppo dagli intonaci di epoca settecentesca. All’interno di questa chiesa le vite politica, sociale e religiosa si sono mischiate fin dal Medioevo, come una sorta di enorme piazza all’interno della quale gli abitanti hanno letteralmente “vissuto”. Direi che è così anche oggi. Da bambini abbiamo giocato a nascondino all’interno della chiesa, abbiamo accarezzato i vari gatti che via via hanno trovato la loro cuccia dietro l’altare. Abbiamo organizzato concerti e spettacoli teatrali circondati dalla meraviglia degli affreschi che ornano le pareti. I monticchiellesi da sempre hanno scarseggiato di vocazione religiosa, ma se chiedete a chiunque abiti o abbia abitato qui qual è l’edificio più bello e significativo del paese, vi dirà senz’altro la chiesa. Se chiederete loro di ricordare l’odore che c’è all’interno, un misto di incenso, di fiori e di cera, ognuno ve lo descriverà precisamente. Se chiederete loro di chiudere gli occhi e descrivere le scene dipinte negli affreschi, sono certa che lo farà con lucidità e dovizia di particolari. Meritano una visita anche le antiche mura che circondano il paese e il cassero, da poco tempo tornato ad essere di proprietà pubblica e in attesa di essere restaurato. Valentina
Monticchiello è un piccolo paese, ma ricco di storia, cultura e curiosità da scoprire visitandolo. Per esempio in pochi sapranno che la nota Taverna di Bronzone è ricavata all’interno di quella che un tempo era la cripta della chiesa dei SS. Leonardo e Cristoforo. Oppure che la Piazza Nuova dove si affacciano sia la Taverna che l’Ufficio Turistico, fino alla riforma napoleonica, era stata il cimitero del paese e che qualche anno fa, in occasione del rifacimento della pavimentazione, sono stati ritrovati dei resti umani, testimonianza di chissà quanti secoli fa. Chi gironzolerà per il paese si troverà ad osservare, sulla facciata di una casa adiacente al Teatrino della Compagnia, due volti scolpiti in pietra, una donna a tre facce e un altro volto con la lingua di fuori, entrambi a memoria di una certa famiglia spiona che non si era fatta gli affari propri. Se ci spostiamo in Piazza della Commenda invece possiamo notare due particolarità: la prima è una croce posta sulla facciata di una casa, che rimanderebbe secondo alcuni studiosi alla croce dei Cavalieri Teutonici, probabilmente giunti a Monticchiello nel XII secolo. Il secondo dettaglio riguarda la facciata della casa che si trova di fronte alla chiesa, la quale presenta delle arcate sovrastanti, una porta e una finestra che stanno ad indicare che quell’edificio era stato il Palazzo Comunale fino al 1778. Una vicenda che ha sempre affascinato i monticchiellesi e non solo è la Buca del Beato, poco lontano dal paese, in mezzo ai bellissimi boschi del versante nord. Nella grotta avrebbe trascorso circa vent’anni un monaco eremita chiamato Giovanni Benincasa, poi divenuto beato nel 1829, le cui spoglie riposano sotto l’altar maggiore della chiesa del paese. La particolarità sta anche nel fatto che questa grotta, esplorata dagli speleologi molti anni fa, risulta essere profondissima, non si sa quanto in realtà, poiché è stato impossibile inoltrarsi oltre un certo limite per mancanza di ossigeno. Ovviamente la grotta è stata più volte visitata anche dai ragazzi di Monticchiello, nel corso degli anni, attratti dalla magia e dal mistero di un luogo che ancora desta stupore.
Teatro Povero di Monticchiello
Da più di 50 anni, ogni estate, si svolge a Monticchiello l’autodramma, così definito dal regista Giorgio Strehler, scritto e recitato dagli stessi abitanti del paese. Gli spettacoli affrontano tematiche di attualità con inserimenti di vita contadina di epoca mezzadrile. Chi si è trovato a vivere questa esperienza anche solo una volta, è rimasto profondamente colpito dall’originalità dell’apparato scenografico, dei testi e dell’atmosfera che si respira ogni sera in piazza, sotto al cielo stellato. Nato nel 1967 per volere di un gruppo di giovani intellettuali dell’epoca, ha resistito al passare del tempo grazie allo sforzo e all’impegno di gran parte dei monticchiellesi e non solo, che ogni anno riescono a mettere in moto questa macchina meravigliosa ma anche molto impegnativa, che si chiama Teatro. A Monticchiello comunità e teatro si fondono in un corpo solo, l’una dipende indissolubilmente dall’altro e tutte le attività che negli anni si sono andate sviluppando attorno alla cooperativa che gestisce il teatro sono spesso legate a questo. Non ultima la Taverna di Bronzone che tutte le estati, durante il periodo di spettacolo, cucina piatti della tradizione valdorciana apprezzati dai clienti affezionati, ma anche da chiunque li abbia assaggiati. Nel 2004 è nato anche un piccolo museo chiamato Tepotratos, acronimo di teatro popolare delle tradizioni toscane, che ha come oggetto le forme di una teatralità legata alle culture popolari, di origine contadina, racchiuse in una suggestiva cornice scenografica. Il nostro teatro è ricco di storia e di aneddoti e non bastano queste semplici, poche righe a riassumere tutto; per chi volesse approfondire l’argomento rimandiamo al sito ufficiale: www.teatropovero.it